Milan-Taremi, che cosa non ha funzionato? Intervista esclusiva a Hatam Shiralizadeh (parte 2)

La telenovela Milan-Taremi. Seconda ed ultima parte dell’intervista a Hatam Shiralizadeh, giornalista sportivo iraniano dell’agenzia Tasnim, che ha seguito a ritmo non-stop tutta la vicenda Milan-Taremi. Alcuni tifosi rossoneri lo hanno già conosciuto tramite Twitter (ora X), commentando i suoi tweet di aggiornamento sulle trattative. È un reporter che segue anche il Team Melli: insieme a colleghi di altre agenzie era presente in Russia per il sorteggio dei Mondiali 2018.

(Qui la parte 1 dell’intervista)

Legionari: Mehdi Taremi
Legionari: Mehdi Taremi con la maglia dell’Al Gharafa

Hatam Shiralizadeh: Inoltre all’inizio un altro motivo di disaccordo era la partecipazione di Taremi alla Coppa d’Asia, che – se ricordi – questa discussione è stata sollevata anche per Azmoun.

Saman Javadi: Devo dire che dal punto di vista del regolamento nessun club o agente o contratto può obbligare un calciatore a non partecipare con la propria Nazionale in un torneo ufficiale approvato dalla FIFA. Non si tratta del Torneo di Giordania [che verrà giocato a Ottobre n.d.R.] ma della Coppa d’Asia.

HS: Come la Coppa d’Africa che si gioca nello stesso periodo.

SJ: Esattamente. Per cui nessuno può inserire una clausola che impedisca la partecipazione. Invece altra cosa è fare pressione sul giocatore per rimanere a disposizione del club. Perché nel primo caso interverrebbe severamente la UEFA.

HS: Le negoziazioni avvengono a porte chiuse e nessuno può documentare che il Milan abbia fatto pressione per imporre il proprio volere. Il punto però è che il mese di Gennaio è molto importante i club, si dice sempre che se per quel mese sei ai primi posti della classifica, le possibilità di successo sono maggiori. Può accadere che un giocatore dica di avere un infortunio o di non volere andare in ritiro con la Nazionale.

SJ: Questo succede solitamente quando il calciatore ha problemi personali con il commissario tecnico oppure che non riguardano lo sport. E non è il caso di un Taremi o Azmoun o Jahanbakhsh [ala del Feyenoord n.d.R.]. Non dico al 100% che non possa avvenire, del resto lo abbiamo visto in altre Nazionali. Penso a ciò che è successo a Benzema, della cui assenza dalla Nazionale ha beneficiato il Real Madrid: guarda caso il giocatore è tornato in Nazionale quando stava finendo il proprio ciclo alle Merengues.
Credo però che una situazione simile possa avvenire quando un calciatore faccia parte del club da anni, diventando ormai di famiglia, che da anni gioca in Nazionale. Faccio fatica a credere che accada per Azmoun e Taremi. Azmoun è arrivato da poco alla Roma ed è il miglior marcatore in attività del Team Melli. Taremi ha sempre onorato la maglia a suon di goal in tutti i tornei. Pensiamo poi al fatto che il Milan lo scorso anno ha lasciato Kessié e gli altri suoi giocatori andare in Coppa d’Africa.
Mi perdoni, ma credo che si debba chiedere a chi Le ha dato quella versione di fare un follow-up sulla fonte, magari era solo una voce.

HS: Non è stato detto “non devi andare in Nazionale” ma si è espressa la volontà di avere il giocatore a disposizione a Gennaio, dove ci sono partite importanti. Non una clausola contrattuale, ma una promessa a voce: “Se dovessimo avere bisogno di te un quel periodo, rimarresti a nostra disposizione?” È andata in questa maniera, nessuna imposizione.

SJ: Ho capito. Questo sarebbe stato un grattacapo più grande per il Milan, senza il giocatore per 6-8 partite di Serie A tra Gennaio e inizio Febbraio. Includo anche Febbraio perché sono fiducioso che il Team Melli arrivi fino in fondo, facendo i dovuti scongiuri. E in quelle partite ci sono le due sfide importanti con la Roma e il Napoli.

HS: Esattamente. E c’era anche un’altra questione.

SJ: Quale?

HS: L’offerta dello stipendio di Taremi, che era stata di colpo abbassata. Taremi e il suo procuratore avevano replicato chiedendo una proposta logica. Non sono nemmeno arrivati a discutere sulle commissioni del suo procuratore: è una bugia che hanno riportato i media italiani, come a dire che il Milan abbia fatto tutti gli sforzi possibili ma senza farcela.

SJ: Allora erano ancora rimasti alla questione stipendio?

HS: Sì, uno dei motivi principali del mancato passaggio di Taremi è stata la questione stipendio. Taremi ha fatto presente che quando lo scorso anno Nuñez è diventato capocannoniere [con il Benfica n.d.R.] si è trasferito al Liverpool e con che cifre! Allo stesso modo Taremi, non va apprezzato solo perché più avanti con l’età? Lui è più capace, in campo vede sempre i propri compagni, fornisce bei passaggi, fa goal, ha un ottimo tempismo, aiuta la squadra a difendere.

SJ: è un giocatore completo.

HS: Lo è. Gli esperti di calcio scrivono che sa fare di tutto. In questi anni è migliorato molto. È il capocannoniere del Portogallo. Cosa c’è di male nel fatto che ha richiesto un ingaggio adeguato? Lo avrei fatto anch’io: se sono un bravo giornalista, devo avere uno stipendio migliore, vale per tutte le professioni. Qui non si trattava di chiedere 10 milioni all’anno, ma di fare una proposta logica. Avrebbe potuto prendere almeno 3-4 milioni.

SJ: C’è ancora una cosa che non riesco a capire in questa storia. Come mai 3 settimane prima parlano con il giocatore, raggiungono un accordo sull’ingaggio, e invece alla fine gliene offrono la metà? Quale giustificazione avrebbe trovato il Milan per dire al signor Taremi “mi scusi, prima Le ho offerto 3+1, e adesso Le offro 1,5+1”?

HS: Secondo me hanno pensato che, dato che mancavano 2 giorni alla chiusura del calciomercato, Taremi avrebbe accettato qualunque cosa gli avessero proposto. Della serie: siamo il Milan, e Taremi farebbe di tutto per vestire la nostra maglia ad una cifra qualsiasi. Ma non è così. Il Milan è in Serie A e gioca in Europa. Ugualmente Taremi con il Porto giocherà in UEFA Champions League.

SJ: La testata portoghese Record ha pubblicato la versione di Pedro Pinho sull’affare saltato. Secondo l’agente portoghese, Taremi avrebbe detto già una prima volta ai Rossoneri che stavano parlando con gli intermediari sbagliati; per poi ribadirlo dopo l’accordo tra Porto e Milan [30 agosto 2023 n.d.R.], indicando i nomi dei suoi rappresentanti. Pinho ha parlato addirittura di 2 mesi di trattative. Secondo lei è tutto vero?

HS: Credo che si stia facendo un po’ di caos. Non ci credo al fatto che una società professionistica come il Milan abbia parlato con un agente sbagliato. Tu ci crederesti?

SJ: Personalmente no. Però non comprendo come sia stato possibile che per 2 mesi si sia andati dietro a Taremi, si sia raggiunto con lui un accordo, e alla fine lui abbia detto che si trattava dell’agente sbagliato. Voglio dire, magari non c’era stato nessun accordo fin dall’inizio, il che significa che i vari Luca Bianchin della Gazzetta dello Sport, Gianluca Di Marzio di Sky Sport, ecc. si erano sbagliati. In tutta questa assurda vicenda Milan-Taremi i numeri riportati dai giornalisti non coincidevano mai.

HS: La via più semplice di regola è questa. Il Milan prende contatto con il Porto, cioè i responsabili della comunicazione dei rispettivi club si mettono in contatto. Il Milan manifesta la volontà di acquistare il giocatore, il Porto dà la propria disponibilità alla vendita. A quel punto il Milan chiede con chi debba interfacciarsi per l’accordo con il giocatore, e il Porto gli dà il contatto del suo procuratore.

SJ: Giusto.

HS: Per questo penso che sia una balla quella dell’agente sbagliato. È stato pure detto che nell’ultimo giorno sono arrivati diversi intermediari e si è creata confusione. È arrivata l’agente Darya Bahrami, ha pubblicato foto dalla sede del Milan, e dato che è iraniana pensavano che potesse dare una mano.

SJ: Il Porto a fine calciomercato ha preso tre giocatori giovani. Uno è il figlio dell’allenatore Sergio Conceição [Francisco n.d.R.] di ritorno dall’Ajax in prestito, poi ci sono il ventiduenne Ivan Jaime insieme ad un altro giovane spagnolo. Questi rappresentano il futuro del club e credo che sia una prova che Mehdi Taremi se ne andrà via.

HS: Mehdi non rimarrà, a meno che non accada qualcosa di particolare che lo faccia rimanere.

SJ: Non saprei. Tipo che il Porto vinca un altro scudetto e raggiunga la semifinale di UEFA Champions League.

HS: In Champions il Porto ha un’alta possibilità di passare il girone.

SJ: Senz’altro il girone del Porto è più facile di quello del Milan.

HS: E inoltre il Porto affronterà il Barcellona [4/10 e 28/11 n.d.R.]. Se Taremi avrà lo stesso rendimento delle ultime 3 stagioni, sarà sotto gli occhi di tutti.

SJ: Anche quelli dei club nella Liga.

HS: E dato che tra poco sarà un giocatore libero, per lui sarà molto più semplice negoziare: non è un problema rimanere qualche mese in più. In passato lo aveva cercato l’Everton.

SJ: L’Everton è di proprietà di Farhad Moshiri, iraniano-britannico che 7 anni fa voleva ingaggiare Sardar Azmoun.

HS: Moshiri ai tempi voleva portare in Premier League anche Ali Daei.

SJ: Meno male che non ci è andato. È una mia opinione personale, mi baso sull’esperienza dei calciatori in passato, nessun giocatore dell’Iran si è mai affermato in Premier League. In Inghilterra gli iraniani sotto sopposti a pesanti pressioni per il passaporto di cui sono in possesso, come diceva Lei prima.

HS: I media inglesi sono famosi per questo.

SJ: L’ho visto durante l’ultima Coppa del Mondo in Qatar e, in alcuni casi, gli ho anche replicato su Twitter. Sono felice che attualmente in Premier League giochi solo Saman Ghoddos, che è nato e cresciuto in Svezia da genitori iraniani. Come me che sono nato in Italia.

HS: Saman Ghoddos conosce la mentalità europea.

SJ: Per questo motivo quando un Saman Ghoddos va in Inghilterra, se per esempio dovessero sfotterlo perché non mangia carne di maiale o non beve alcolici, direbbe: «Mah veramente io provengo dall’Europa.»

HS: Vedi, se tu vai in un Paese europeo sicuramente puoi avere più successo e ambientarti meglio rispetto a me, Hatam, perché sono anni che vivi in Europa e ne conosci la cultura. Sei cresciuto lì, come Saman Ghoddos.

SJ: Vero.

HS: Alireza Jahanbakhsh a sua volta è andato in Inghilterra [nel Brighton n.d.R.], si è impegnato molto ed è rimasto lì tanto per lottare. Sono convinto che sia uno dei nostri calciatori più galantuomini e affermati, è un bravo ragazzo, ha imparato la lingua olandese.

SJ: Jahanbakhsh parla l’olandese a meraviglia [nelle interviste TV n.d.R].

HS: E parla anche un ottimo inglese. Eppure, non è bastato. Si è scontrato con una mentalità difficile, dove sei guardato dall’alto verso il basso.

SJ: È la mentalità di chi vive in un’isola. Non riguarda solo i britannici, ma generalmente tutti gli isolani sono attaccati alle proprie tradizioni e al proprio modo di ragionare. E, quando escono dall’isola, la vogliono esportare.

HS: Diversamente, in Italia, in Spagna, sono molto più vicini all’Iran. Perciò credo che Taremi farebbe bene a continuare la propria carriera in uno di questi Paesi, dove secondo e avrebbe più successo.

SJ: Il loro calcio e i loro calciatori sono anche più vicini a quello iraniano.

HS: Sì, e anche culturalmente sono più vicini all’Iran.

SJ: Certo, sono Paesi mediterranei. Hanno una mentalità diversa rispetto al Nord Europa.

HS: La Spagna è come la città di Shiraz, e l’Italia è come il resto dell’Iran (ride).

SJ: (rido) Posso confermarlo, l’Italia è come l’Iran: dall’ottima cucina, al clima bellissimo, alla Storia.

HS: Abbiamo le stesse radici.

Qui si è conclusa l’intervista con Hatam Shiralizadeh, un dialogo cordiale nel mondo dello sport. Con il giornalista di Tasnim abbiamo tentato di rispondere – almeno in parte – ai quesiti aperti sul mancato affare Milan-Taremi. A questo punto, l’ideale sarebbe sentire le due campane coinvolte: chi ha rappresentato il giocatore e chi ha negoziato per conto del Milan.

Iran versione fashion
Giocatori dell’Iran in abito da sera. Da sinistra: Azmoun, PourAliGanji, Jahanbakhsh, Ezzatollahi, Rezaeian, Ansarifard, Taremi
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Pubblicato da Saman Javadi

Blogger italo-iraniano, tifoso di Juventus ed Esteghlal Tehran. Ama l'Iran e l'Italia dalla Storia alla cucina, e ne parla entrambe le lingue