🚨 https://t.co/VdiktduwZ5 | Esclusione dell'#Iran dai Mondiali in #Qatar e possibile wild card all'#Italia: la FIFA ne discuterà nel consiglio di domani 🇮🇹
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— calciomercato.it (@calciomercatoit) 21 ottobre 2022
Iran ai Mondiali: sì o no?
Sembrerebbe quasi imitare una famosa canzone di Elio e le Storie Tese, eppure è diventato il ritornello dei social. Come è stato possibile mettere in discussione la partecipazione del Team Melli, dopo che con tanta fatica si è guadagnato un posto in Qatar? La questione affonda le proprie radici fuori dai campi di calcio – come avviene spesso e volentieri quando si parla di Iran – ma, purtroppo, stavolta non si tratta (solo) di problemi logistici o di sponsor.
La morte di Mahsa Amini
E’ del 16 settembre 2022 la notizia della morte della ventiduenne curda iraniana Jina Amini, il cui nome all’anagrafe è Mahsa Amini. La ragazza era stata stata arrestata a Tehran dalla Gasht-e-Ershàd – la cosiddetta polizia morale – per aver indossato il velo “in maniera non corretta”. Una volta condotta presso il posto di polizia, ne è uscita in ambulanza per poi morire in ospedale. La notizia della morte ha provocato un’ondata di sdegno in tutto il Paese: da quel momento moltissimi giovani sono scesi in piazza, ricevendo in risposta la violenta repressione del governo iraniano.
Tantissimi giocatori del Team Melli hanno manifestato la propria solidarietà attraverso i social. Tra questi, il portiere Alireza Beiranvand, il difensore Majid Hosseini, l’attaccante Sardar Azmoun, i quali avevano pubblicato durante il ritiro in Austria delle storie molto critiche su Instagram, per poi cancellarle. Invece, tra gli ex calciatori, due nomi su tutti: il “Maradona d’Asia” Ali Karimi senior, entrato in clandestinità dopo essere ricercato dal governo iraniano; e il leggendario Ali Daei, al quale è stato per alcuni giorni ritirato il passaporto.
Il ricorso dei dissidenti politici
Ai primi di Ottobre 2022 è stata pubblicata una lettera aperta da parte di 150 dissidenti politici iraniani (residenti principalmente negli Stati Uniti), indirizzata alla FIFA, il massimo organismo mondiale di calcio. L’obiettivo della lettera era la mancata partecipazione dell’Iran ai Mondiali in ragione della “violazione dei diritti umani”. La lettera si è presto trasformata in un vero e proprio ricorso attraverso lo studio legale spagnolo Crespo, uno dei migliori in materia di diritto sportivo, presentato alla FIFA alla vigilia del consiglio del 22 ottobre a Auckland: in quell’occasione la richiesta non è stata messa agli ordini del giorno.
In particolare i media italiani e spagnoli hanno rilanciato la notizia, affermando erroneamente che fosse partita dagli stessi calciatori del Team Melli: la fake news riportava addirittura tra i firmatari proprio Ali Daei, il quale ha seccamente negato.
علی دایی به یورونیوز: بیخود کردند اسم من
را در درخواست حذف از جام جهانی آوردند
بیشتر بخوانید: https://t.co/odnFXe5CqM pic.twitter.com/0lfewcSGSh— euronews فارسی (@euronews_pe) 21 ottobre 2022
L’appello della diplomazia USA
Con una mossa singolare, e anche abbastanza plateale, anche la diplomazia degli Stati Uniti ha fatto pressione per dire di no all’Iran ai Mondiali. Attraverso l’ambasciatore Paolo Zampolli, della Missione Permanente di Dominica presso le Nazioni Unite, inizialmente indicato erroneamente come ambasciatore USA in Italia. Il 24 ottobre 2022 il diplomatico – membro del The Kennedy Centre – ha scritto al presidente della FIFA Gianni Infantino, richiedendo espressamente non solo di escludere il Team Melli, ma di sostituirlo con l’Italia. Un appello politico dove viene garantito “il sostegno politico che possa aiutare ad accelerare questo processo”.
"il sostegno politico che possa aiutare ad accelerare questo processo"
Questa è ufficialmente pressione politica sulla #FIFA per escludere l'#Iran dai Mondiali. Non solo, ma dice pure quale Nazionale andrebbe ripescata.
Con buona pace del divieto di ingerenze politiche della FIFA https://t.co/vGFcKPjmoU— CalcioIraniano 💚⚽❤️ (@CalcioIraniano) 23 ottobre 2022
Le richieste ucraine
Sempre il 24 ottobre 2022, alla richiesta dell’ambasciatore Zampolli se n’è aggiunta un’altra, stavolta dall’Ucraina, firmata dall’amministratore delegato dello Shakhtar Donetsk. Nella sua lettera-dichiarazione, pubblicata e condivisa sui social, Sergei Palkin ha affermato che l’Iran avrebbe fornito droni alla Russia nel conflitto con gli ucraini, e che militari iraniani avrebbero addestrato le truppe russe. In questo caso, non si richiama la violazione di diritti umani, ma lo status di paese belligerante. Il governo iraniano ha negato ogni coinvolgimento, ma la Federcalcio ucraina ha preparato una richiesta ufficiale di escludere il Team Melli sostituendolo proprio con l’Ucraina.
Un'altra lunga diretta ieri sera per parlare di cose successe, cose mai accadute, cose dette e cose mai dette. Grazie a @samanjavadi @CalcioIraniano e a tutte le persone che hanno partecipato. Si può vedere la puntata qui: https://t.co/sOM25kPETr #Iran #IranProtests2022 pic.twitter.com/Ldc8Wn8IVV
— Antonello Sacchetti (@anto_sacchetti) 26 ottobre 2022
Le parole del mister Queiroz
Interpellato sull’argomento, il 22 ottobre 2022 il commissario tecnico della Nazionale iraniana non si è tirato indietro. Carlos Queiroz ha riposto ai giornalisti iraniani: – «La questione non è se noi prestiamo attenzione a questi argomenti dannosi. La questione è se voi vi prestiate attenzione. Per me questi discorsi non hanno senso.»
Forse non è un caso che davanti ai media Queiroz ponga l’accento esclusivamente sulle questioni sportive. Proprio il 31 ottobre non ha esitato a lamentarsi del fatto che la preparazione pre-mondiale non stia andando secondo i suoi piani : – «Sto lavorando con 8 calciatori. Mancano quelli dell’Esteghlal. L’Al Ahli non ci ha dato a disposizione due nostri giocatori: Mohammad Hossein KanaeniZadegan e Shoja Khalilzadeh, nonostante il campionato del Qatar sia in pausa.»
Il tecnico portoghese in realtà non è nuovo ad affrontare situazioni politiche gravi. Nato in Mozambico nel 1953, all’epoca colonia lusitana, a 21 anni ha dovuto emigrare nella madrepatria a seguito della Rivoluzione dei garofani: successivamente la guerra coloniale portò alla dichiarazione di indipendenza dello Stato africano.
Carlos Queiroz, che sa bene cosa significhino violazione dei diritti umani e paese in guerra, rimane accanto ai ragazzi del Team Melli dell’Iran.
